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La nostra storia



La prima edizione nel 1979, si chiamava allora "Meeting Sportivo", si è andata via via arricchendo ed i primi partecipanti che si potevano contare su una mano, ora sono parecchie decine tra uomini e donne e gli spettatori, particolarmente se la giornata è favorevole e se splende il sole, alcune migliaia di veneziani e, naturalmente, di ospiti da varie parti del mondo.
Nel cuore degli ibernisti che da ottobre ad aprile si trovano giornalmente indipendentemente dalla temperatura dell'aria e dell'acqua e dalle condizioni metereologiche per l'immersione quotidiana, sarà a lungo presente la figura di Giorgio Pecorai, appassionato ibernista ed animatore del gruppo oltre che affermato e riconosciuto storiografo dell'isola del Lido.

Non risulta che in alcun dizionario si trovino citati i termini "Ibernismo" ed "Ibernisti". L'ibernismo si pratica al Lido. Ibernisti sono quelli che fanno il bagno in mare d'inverno al Lido di Venezia.

Le voci ibernismo, ibernista e - più rara - ibernistica, sono formazioni della fantasia di Paolo Rizzi già giornalista del Gazzettino. Nel compendio storico a Paolo Rizzi è stato riconosciuto il titolo di ibernista numero tre, legittimamente preceduto in tale identificazione da Luciano Frusi (numero uno) e Giorgio Pecorai (numero due).

Qui si racconta come è nato l'ibernismo, la voce ed il gruppo.

C'era una volta un cronista, (lo scrivente) che lavorando di sera e in prima notte, aveva assunto l'abitudine di andare, in tarda mattina, con la sua cagnetta in spiaggia a prendere (entrambi) buon'aria. Si precisa: d'inverno. Con il tempo era diventato un vigilante dei vestiti dei due preibernisti: Luciano Frusi e Giorgio Pecorai. Nella sua mente era allora un pensiero torturoso: se fosse loro accaduto malanno mentr'erano ancora fra le onde sarebbe stato costretto ad entrare in mare a soccorrerli.... Il 29 dicembre 1976, nevoso assai, il cronista con la cagnetta venne pregato dal Pecorai di immortalare le sue gesta e quelle del Frusi con la propria macchina fotografica. Data la singolarità dell'accadimento a detto cronista parve opportuno chiedere al proprio capocronista (tale era allora il Paolo Rizzi) l'autorizzazione a chiamare il fotografo del Gazzettino. Il Paolo Rizzi si inebriò: "Vengo anch'io", "Vengo anch'io, "Vengo anch'io" disse. E venne. Col fotografo. E scrisse (lui scrisse) celebrando il freddoloso fine d'anno in mare con un titolone che glorificava la neve, la bora e le stranezze di un medico, il Frusi, e di un professore, il Pecorai. 11 giorno dopo riscrisse. E scrisse ancora ed ancora. Indicò sul giornale il Frusi ed il Pecorai con il termine che alla sua fantasia parve più adatto, più efficace: gli ibernisti.

Non v'ha dubbio: l'ibernismo è nato il 29 dicembre 1976. Parola di Paolo Rizzi. E dello scrivente. Qualcuno col tempo ficcherà questo termine anche nel vocabolario.

Paolo Rizzi ha potuto legittimamente incominciare ad ornarsi del titolo da lui inventato nel '77 con il numero 3. Seguirono, con il numero 4: Mirco Torre; con il numero 5: Fabio il musicista, con il numero 6: Claudio Scandolo, il numero 7: lo scrivente. Allora del gruppo faceva parte una sola donna: la signora Torre. Poi vennero i Capodanno. Fu meraviglia, curiosità, qualche dileggio, qualche: "e se provassi anch'io..." seguito da "No tu no..." Così, con il tempo, gli ibernisti e le iberniste si moltiplicarono. Molte, davvero molte, oggi le iberniste). Quanti possono o hanno potuto ornarsi di tale titolo sono una sessantina::

Qualcuno se n'è andato ( i primi tre).


 
 
 
 
Ibernisti Venezia